Teo Musso è nato a Piozzo, un paese in provincia di Cuneo, terra delle Langhe. Essere nel paradiso dei vini non lo ferma dal creare il suo birrificio, fondando così nel 1986 Le Baladin.
Teo Musso si può descrivere in tanti modi, ma visionario è uno degli aggettivi che gli si addice maggiormente. Il founder di Baladin fa spesso riferimento alle sue radici: figlio di contadini e agricoltori che conoscono bene la terra, ha osservato e preso tutti gli spunti necessari per poter aprire il suo birrificio.
Le sue origini sono la sua forza per diventare sempre più intraprendente, ma il vero amore per la birra nasce come atto di ribellione: per contrapporsi alla tradizione del vino, e come confida, anche alla figura paterna, inizia a bere birra, pur ammettendo di non averla mai amata. La passione, o “il virus”- termine che preferisce – nasce definitivamente quando suo zio, impiegato nel settore della ristorazione, gli fa assaggiare una birra belga d’abbazia. Ed è stata folgorazione: Teo capisce che la birra non era solo quella che aveva bevuto fino a quel momento, ma che c’erano scenari, gusti, sapori ben diversi nel resto del mondo. Da qui in poi è storia di successo.
La costante nella vita di Teo Musso è la sua impronta contadina, di un luogo dove tutto gira intorno al vino e dove le materie prime sono importanti. A questi elementi che indubbiamente hanno influenzato il suo modo di produrre la birra si aggiunge la lezione imparata a seguito della crisi del del metanolo del 1986. È l’anno in cui Teo capisce che le persone e il modo di approcciarsi al vino stanno cambiando, e la percezione del gusto, di cosa si beve e dei suoi odori diventano importanti. Vedere le persone che annusano, controllano il colore e studiano il vino prima di assaggiarlo, gli fa pensare che queste caratteristiche stanno diventando determinanti e che possono (probabilmente devono) essere riproposte anche nella birra. In questo periodo Teo Musso crea il birrificio Baladin, e da qui la sua dinamicità e intraprendenza prendono tutto un altro sapore.
Reduce da un fallimento imprenditoriale (aveva deciso di aprire una discoteca sui pattini), il founder di Baladin inizia a lavorare con le materie prime delle sue campagne. Senza alcun tipo di educazione birraia, acquisibile in quel tempo solo lavorando nel campo, Teo si mette all’opera autoproducendo la sua birra, facendo esperimenti, usando delle vasche da latte dismesse: capisce che si può fare. L’idea, il suo lampo di genio lo porta a sperimentare sempre di più, cercando un profumo per la sua birra, evolvendosi nel corso del tempo per arrivare fino ad oggi con diversi locali sparsi in tutta Italia, con dei resort all’estero firmati Le Baladin, e con numerose e differenti attività che hanno ricadute anche in ambito gastronomico.
Dopo anni di ricerca per creare delle birre che rispecchiassero l’identità italiana e di Baladin, Teo Musso capisce che l’unica vera via per godersi al meglio questo progetto, che sta diventando sempre più un’esperienza anche culinaria, è la socialità. La sua intuizione è stata comprendere che le persone hanno paura di socializzare a cui ha risposto raccontando, con nuovi format, che la socialità è un valore aggiunto che si può ritrovare nelle piccole cose.
Nasce così il suo progetto Open Garden, un luogo dove socializzare è d’obbligo: collocato in una vecchia cascina del 1700 e rimessa a nuovo, le persone qui si ritrovano non solo per vedere e scoprire la filiera di produzione della birra Baladin, ma anche per emozionarsi in un vero e proprio viaggio sensoriale. Insieme alle birre, sono presenti quindici aziende del territorio che collaborano col progetto, facendo sì che anche il cibo sia coerente con la customer journey.
Quello che forse non si aspettava Teo Musso era di essere premiato dal Gambero Rosso per due anni consecutivi.
Se esistono due aspetti della vita della quale Teo Musso non ha paura sono sicuramente sbagliare e fallire. Lui si definisce un artigiano, nato e cresciuto tra le materie prime e non ha mai avuto paura di sbagliare, perché “sbagliare fa figo, non sbagli se non fai e se fai sbagli per forza”. Lo spauracchio del fallimento non ha fatto breccia neanche durante il Covid-19 quando il settore della ristorazione è stato messo in ginocchio: Teo ha fatto un passo indietro e ha usato quel periodo per reinventarsi, sperimentare ancora una volta e mettere a punto le sue idee.
Secondo l’imprenditore in quest’epoca esiste un pessimismo latente, la comunicazione negativa fa più appeal, ma ciò non lo ferma dal voler continuare a tentare e a sbagliare, raccogliendo poi i pezzi di questi errori per migliorarsi. Afferma che per fare bene una cosa bisogna avere passione, la base per intraprendere un cammino come il suo è avere le giuste energie che si creano quando qualcuno è nel posto giusto al momento giusto.
Nato in un piccolo paese, ora Teo si prepara a conquistare il resto dell’Italia con i sapori delle sue birre e dei suoi esperimenti gastronomici, con la tenacia e i sogni che si porta dietro dal 1986.